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Attività fisica: italiani promossi o bocciati?

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Attività fisica: italiani promossi o bocciati?

COMUNICATO STAMPA

Sport e Salute: italiani in panchina causa Covid

Il 30% degli italiani non fa alcuna attività fisica

Solo il 21% degli italiani pratica sport abitualmente

Prima della pandemia il 28% faceva sport

Il 52% non arriva a camminare 30 minuti al giorno

Cosa spinge a fare sport: i benefici alla salute (51%)

Due sportivi su tre si dedicano alla corsa

Estate da incorniciare per lo sport italiano, con i tanti successi azzurri che hanno fatto emozionare milioni di italiani. Eppure, a ben vedere, nello Stivale non c’è particolare attenzione al movimento e allo sport, anzi: il 30% degli italiani dichiara di non fare alcun tipo di attività fisica, un dato in crescita visto che gli “inattivi” prima della pandemia erano il 25%. della popolazione.
Lockdown e Covid hanno influito anche su chi lo sport lo pratica: solo un quinto degli italiani (21%) dichiara di fare sport con continuità: un dato poco lusinghiero e che è stato fortemente impattato dalla pandemia: prima dei lockdown, infatti, più di un italiano su quattro (28%) si dedicava in maniera costante ad una disciplina sportiva.
 
Lo rileva l’Osservatorio Sanità UniSalute1 realizzato con Nomisma per indagare le abitudini degli italiani in ambito di salute e prevenzione.
 
Che la pandemia abbia influito negativamente sul tempo dedicato all’attività fisica emerge anche da un altro dato: il 28% attualmente dichiara di dedicare meno tempo allo sport di quanto faceva in epoca pre-Covid.
 Le limitazioni alla pratica di sport di gruppo poste in questo ultimo anno e mezzo hanno sicuramente inciso sulle abitudini degli italiani, che non a caso se ne lamentano: il 32% degli intervistati afferma di non essere soddisfatto della quantità di tempo dedicata al movimento nell’arco della propria giornata tipo. Insoddisfazione che sale al 72% per quanto riguarda il tempo dedicato alle attività sportive specifiche. 

Anche coloro che non hanno rinunciato allo sport ammettono però una riduzione nel tempo dedicato: Il 63% degli sportivi “abituali” si allena ora 2-3 volte alla settimana per sessioni che nella maggioranza dei casi (69%) non superano l’ora, mentre solo il 31% riesce a ritagliarsi momenti di almeno due ore da dedicare agli allenamenti. 
Cosa li spinge a non rinunciare allo sport? La consapevolezza dei benefici: il 51% pensa che l’attività motoria sia fondamentale per la propria salute, mentre il 46% vede nella pratica sportiva un momento di relax e divertimento utile a ricaricare le pile. 
 
La difficoltà di trovare del tempo per gli allenamenti influenza anche la scelta degli sport da praticare: non è un caso che quasi due sportivi su tre (63%) dichiarino di dedicarsi alla corsa. Il 56% fa attività con pesi e macchinari in palestra o a casa mentre il 49% si concede allenamenti in bicicletta o cyclette. Tutte attività individuali, che possono essere svolte in qualsiasi orario e che non necessitano di coordinamento con altre persone. Tra gli sport di squadra il preferito si conferma essere il calcio, praticato dal 22% degli sportivi italiani, seguito da pallavolo (7%) e basket (5%).
La pandemia non ci ha reso solo meno sportivi, ma anche più pigri: il 52% degli italiani non arriva a camminare 30 minuti al giorno e solo il 7% cammina per un’ora o più. Risultati che non stupiscono considerato che il 56% degli italiani dichiara di prendere la macchina per qualsiasi spostamento urbano.
 
Meno sportivi, ma più tecnologici: il 31% degli italiani, infatti, è abituato ad utilizzare app del proprio smartphone per misurare i chilometri percorsi a piedi mentre il 26% affida questo compito agli smartwatch. 
 
Nel complesso un quadro poco lusinghiero e preoccupante. La speranza è che con il ritorno ad una quotidianità simile a quella pre-Covid, gli italiani trovino la voglia e le motivazioni per fare maggiore movimento, indispensabile non solo per “staccare la spina” dalla routine giornaliera ma per mantenersi in uno stato di salute migliore.

 

Ottobre 2021

1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nomisma nel 2021 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (18-65 anni), sesso ed area geografica.

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