La popolazione italiana è tra le più vecchie del mondo: un dato che ha molte ricadute sul piano economico e sociale. Tra queste, una delle più impattanti è legata al gran numero di persone non autosufficienti, o affette da malattie croniche, che necessitano di specifiche attenzioni a livello quotidiano. In particolare, un italiano su tre (30%) è personalmente a conoscenza, e spesso direttamente coinvolto nelle cure, di un proprio caro o amico che vive in una situazione di non autosufficienza.
Lo rileva l’Osservatorio Sanità di UniSalute1 realizzato con Nextplora per indagare le abitudini degli italiani in ambito di salute e prevenzione.
Ma chi si prende cura direttamente delle persone non autosufficienti? Per più di un italiano su due (58%) la gestione dei propri cari non autosufficienti deve avvenire all’interno delle mura domestiche. Una quota molto alta, sicuramente legata alla tradizione e alla cultura del nostro Paese, in cui la famiglia è protagonista del sistema sociale, dovendo però anche far fronte a importanti impegni economici e a questioni di sicurezza e fiducia. Nello specifico, infatti, in oltre un caso su tre (36%) sono direttamente i familiari a prendersi cura della persona non autosufficiente, mentre nel 22% dei casi, le famiglie si fanno assistere da badanti.
Un aspetto, quello della fiducia nei confronti di badanti e infermieri, che è evidentemente centrale, come dimostrano le modalità utilizzate dagli italiani per cercare persone che possano assisterli nel garantire le cure dei propri cari non autosufficienti: nel 42% dei casi vengono scelte persone in base al passaparola tra parenti e amici, un metodo tradizionale che però fornisce garanzie e tranquillità. Il 17% degli italiani, in caso di necessità, si rivolge ad associazioni di volontariato per trovare una persona che possa aiutare il proprio parente non autosufficiente, mentre il 15% fa riferimento alle agenzie del lavoro.
Come già accennato, spesso le famiglie decidono di assistere autonomamente i propri cari non autosufficienti anche per ragioni economiche, non potendo permettersi strutture di ricovero né personale di supporto in casa. La cura continua di un malato rischia però di diventare lo stesso insostenibile per le famiglie, oltre a richiedere spesso una assistenza specializzata. È per questo che ben il 44% degli intervistati considera l’idea di stipulare una polizza sanitaria che possa garantirli in caso di non autosufficienza così da non dover pesare economicamente sulle spalle dei figli in futuro.
Inoltre, a rendere quella dell’assistenza domiciliare una questione di interesse nazionale vi è anche l’aumento di malattie croniche che richiedono un monitoraggio costante dei parametri sanitari e cure a domicilio. Un terzo degli intervistati (33%), infatti, dichiara che nella propria famiglia vi è almeno un malato di diabete, mentre il 24% deve essere di supporto ad un familiare costretto ad affrontare malattie cardiovascolari.
L’assistenza ai malati cronici è affidata nel23% dei casi a badanti o infermieri che operano a domicilio, mentre due volte su tre (67%) questo compito ricade direttamente sui familiari del malato o dell’anziano.
Anche la tecnologia può venire incontro alle esigenze delle famiglie in situazioni di fragilità, per esempio attraverso i servizi di telemonitoraggio che permettono un controllo quotidiano e regolare delle condizioni dei malati cronici. Un’opportunità ancora poco conosciuta dagli italiani alle prese con un familiare con questo tipo di patologie: tra questi, infatti, il 45% ha dichiarato di non conoscere questi utili strumenti. Un dato che fa riflettere, visto che il telemonitoraggio, assieme alle nuove tecnologie che si vanno sperimentando, rappresenta, e rappresenterà sempre di più, un mezzo valido ed efficace per facilitare la gestione direttamente al domicilio delle patologie croniche.
Marzo 2021
1 Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora nel 2020 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.